Il laboratorio è di tipo sistemico... è una messa in gioco, ma va?
La proposta consiste nel lavorare
manualmente per creare il proprio albero sistemico, con modalità individuale,
meditativa e pratica, al fine di seguire il movimento
dettato dalla sensazione del corpo nel collocare immagini dei propri avi e
della propria famiglia di origine e/o attuale.
Durante la ricerca delle foto e
delle immagini delle persone, quando eseguita con rispettoso raccoglimento, è
possibile che emergano elementi nuovi o non considerati e si percepisce una
sensazione simile al campo cosciente (delle costellazioni familiari), guadagnando una prospettiva nuova;
in
questo flusso diverso della propria dinamica percettiva si è orientati a
trovare una nuova soluzione, per esempio nella “spinta” allo spostamento o meno
delle immagini, ovvero delle persone.
Il passaggio successivo è quello di
prendere consapevolezza del proprio
albero e quindi ascoltare, in presenza ed osservazione, l’albero di un altro partecipante del gruppo;
un esercizio che permette l’esplorazione della propria capacità di ascolto e della personale reazione corporea
a riguardo; un’esperienza di allenamento della propria capacità nel distinguere
i fatti dalle interpretazioni, senza giudizio e senza farsi distogliere dalla
propria impressione.
La parte finale è generalmente un rituale legato
all’inchino: tutti ci inchiniamo ai genitori ed agli avi, con la
destinazione confortante del “dopo di voi, io”;
quindi ci inchiniamo a
noi stessi ed infine alla vita.
Quale forza nell’atto di chinare il capo ed
arrendersi a ciò che, semplicemente, è. Sparite le connotazioni negative che spesso
si attribuiscono all’inchino, quali sottomissione e debolezza, si percepisce dal gruppo che questo naturale gesto ha un effetto
riappacificante, rilassante e liberatorio, rappresenta un Sì alla vita così
com’è, un rinnovo della nostra disponibilità ad essa, con rispetto e dignità
profonda e sentita.