Siamo davvero la squadra "più difficile"?
Chi crede in noi?
Cosa ci facciamo in campo?
Siamo grandi o piccoli?
Siamo talenti o scadenti?
...
attraversare grandi sconfitte fa parte dei momenti più difficili di una
squadra ed è un'esperienza che si allarga e contagia presto tutto
intorno... Siamo arrabbiati anche in allenamento. La rabbia ha anche un’enorme forza? Più spesso è una forza
apparente. I sentimenti decisivi in sottofondo sono dolore e amore. Invece di
affrontare il dolore, può darsi che mi arrabbi. Quando mi arrabbio non sento il
dolore. Quando si scaraventa
qualcosa “per rabbia”, che sia un pallone o una parola, è uno sfogo che è espressione di un dolore, ma con
questo sfogo ci si avvicina a un limite molto rischioso, se lo si oltrepassa
solo di un po’ tutto è perduto: hai espresso la tua rabbia ma non ne consegue
niente. Io distinguo, qui, tra trionfo e successo: il sentimento che
porta al trionfo o alla vittoria, si è giocato il successo! Il successo si ottiene con la rinuncia al trionfo.
Chi
trionfa non ha più seguaci, questi si rivolgono piuttosto a chi perde.
E allora vogliamo veramente solo vincere?
..."La nostra più grande paura non è quella di essere inadeguati.
La nostra più grande paura è quella di essere potenti aldilà di ogni misura.
E' la nostra luce non la nostra oscurità che più ci spaventa.
Ci chiediamo: chi sono io per essere brillante, splendido, dotato e favoloso?
E, veramente, chi siamo per non esserlo?
Agire da piccolo uomo non aiuta il mondo.
Non c'è nulla di illuminante nel rinchiudersi in se stessi cosicché le persone intorno a noi si sentiranno insicure.
Noi siamo nati per rendere manifesta la gloria che c'è dentro di noi.
Non è solo in alcuni di noi, è in tutti noi.
Se noi lasciamo la nostra luce splendere inconsciamente diamo alle altre persone il permesso di fare lo stesso.
Appena ci liberiamo dalla nostra paura, la nostra presenza automaticamente libera gli altri" ...
... to be continued ...